Sono…


Sono quel tipo di ragazza che non noti in mezzo ad una fila.
Sono quella ragazza che, invece di uscire al sabato sera preferisce bere una tazza di tè sulla poltrona con un buon libro davanti.
Sono quel tipo di ragazza che sogna, che sogna su qualsiasi cosa, e annota tutto in un piccolo taccuino rilegato in pelle.
Sono la ragazza che se dice “ti voglio bene”, lo dice perché lo sente davvero, non per far scena o per sentirselo dire di rimpetto.
Sono quella ragazza che si innamora degli sguardi, che dice le cose guardando direttamente negli occhi le persone, senza dover far troppi rigiri di discorsi.
Sono la ragazza che se si innamora, è perché si innamora davvero, che se ama, ama alla follia.
Sono quel tipo di ragazza che, seppur a volte sembra un po’ distante, non abbandona nessuno.
Sono quella ragazza che pensa prima a far stare bene gli altri, non se stessa, anche se spesso ci deve soffrire.
Sono la ragazza che, purtroppo, è difficile tenere a bada, ma non perché vuole divertirsi o quant’altro, ma semplicemente perché se ha qualcosa, qualcuno, a cui tiene davvero, lo difende con i denti e con le unghie e, spesso ne è fin troppo gelosa, ma solo perché vive con la paura che un giorno, possa succedere qualsiasi cosa, e possa perderlo.

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580.9


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Sono 580.9.
Sono sei ore e cinquantanove minuti in macchina.
Sono sei giorni a piedi, facciamo sette.
Otto ore in treno.
Aggiungi un’ora di nave a tutto.
Potrebbe spaventare, eppure delle volte arrivo a pensare che sarebbe carino anche farsela a piedi, pur di vederti.

Ricordami come un sogno.


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Se dovessi mai andarmene, tu ricordati di me come un sogno. Uno di quelli che fai la notte quando non hai pensieri in testa e sei felice, uno di quelli belli, uno di quelli che quando ti svegli lo ricordi alla perfezione, di quelli che se ci ripensi ti scappa un sorriso e mai una lacrima. Ricordami come uno dei tuoi sogni più belli, perché i sogni più belli sono per sempre.


Non ho più bisogno di lui.
“ah, davvero?”
Già, sai come l’ho capito?
“no, come?”
Guardandomi allo specchio.
“in che senso?”
Beh, per quanto possa averlo amato in precedenza, aver creduto che fosse davvero il mio tutto, ho visto che con o senza di lui la mia immagine allo specchio non è cambiata di una virgola, quindi, che senso avrebbe continuare a convincersi di stare bene solo se c’è lui, diventerebbe una dipendenza dai suoi occhi, per quanto belli possano essere, dalla sua voce, e finirebbe per farmi dell’altro male, quindi, meglio lasciare le cose così come sono, con i bei ricordi, le belle giornate passate, tutto, da una parte e continuare per la propria strada, chissà, magari può darsi che le due strade opposte si incrocino, ma.. a quello penserò a tempo debito.


Ricorderò sempre i tuoi occhi, anche se non vorrò. Tutto il tuo mondo era chiuso dentro uno sguardo, ma nessuno, forse, era riuscito a capirlo. Ti nascondevi Fin troppo abilmente dentro la tua corazza argentea, un po’ come facevo io, forse era quello il motivo per cui riuscivo ad interpretare il tuo linguaggio segreto, in ogni singola occhiata che mi riservavi, che sia stata fuggitiva, segreta, oppure voluta, con fare distaccato, come se non lo facessi d’istinto. Ecco di cosa avevo bisogno, e di cosa avrò bisogno sempre, dei nostri giochi di sguardi pieni di intesa, e.. Chissà, magari di un piccolo accento di tenerezza.


 Delle volte arrivi a pensare che forse sarebbe stato meglio non averlo mai neanche osservato da lontano, ma quando ci ripensi, e ti ricordi tutte le belle giornate passate, i sorrisi, le battute e perchè no, le figure di merda, che fai anche quelle, scuoti la testa e ti rassegni, ammettendo che se vi siete conosciuti ed avete fatto amicizia è stato perchè era scritto, perchè era così che doveva essere, che doveva andare.

Foto.


Ci sono attimi in cui metti a riguardare ogni singola vecchia fotografia, ogni singolo ricordo di un bel periodo passato, e ti vengono in mente i discorsi che magari ci hai fatto, e sorridi, sorridi in silenzio come un’idiota, e scuoti la testa, ripensando magari a quanto tu possa essere sembrata stupida, a ridere ad ogni sua battuta, anche la più squallida, e a dargli spago in qualsiasi circostanza, anche quando magari non era il caso, eppure era più forte di te, gli avresti dato anche l’anima, per avere giusto una singola parola in più.